

Dieci amiche attorno a un tavolo, talvolta ai giardinetti oppure aspettando i figli all’uscita di scuola. A scambiarsi maglioncini, scarpe, gonne, giocattoli. «Quei jeans del tuo Filippo andrebbero bene a Francesco… a Viola starebbe a pennello il giacchino blu di Rebecca, adesso che è cresciuta non le va più. Ce li scambiamo?». Un’aggiustatina e via. È così che indumenti, libri, giochi dismessi hanno avuto lunga vita, in un periodico giro del salvataggio che ha funzionato benissimo. Tanto che le dieci mamme, tutte donne già molto impegnate (avvocatesse, imprenditrici, architette, commercialiste, fundraiser, social media manager), grazie alla scintilla accesa da un amico architetto – «Stiamo costruendo una scuola in Brasile, mi date una mano?» – hanno pensato di allargare il loro giro dandogli una finalità solidale.
Percorsi culturali
È stata un’esplosione di energia: «In tre giorni con i capi dismessi e venduti al mercatino abbiamo raccolto più di 5mila euro». Un risultato «che ci ha convinte a organizzarci». Con la consulenza di una sociologa dei processi culturali e comunicativi, Roberta Paltrinieri, docente di Sociologia dei consumi e sostenibilità all’Università di Bologna, hanno messo in piedi un’associazione che in un decennio è riuscita a sostenere con più di 800mila euro un centinaio di progetti tra la Via Emilia e il resto del mondo. Si chiama Rwl Re-Use With Love, dove quel «with love» (con amore) ne sintetizza lo slancio del cuore.
Da dieci le re-user sono diventate centocinquanta. Sette sono nel direttivo, tra cui la presidente Veronica Veronesi, avvocatessa, che sottolinea con orgoglio il loro punto di forza: «Siamo donne del fare, senza mai tirarci indietro neanche quando c’è da lavorare di ramazza, ci prendiamo cura delle persone e dei luoghi, delle cose a cui vogliamo ridare vita e questo è contagioso, coinvolgente, fidelizza. Dare il buon esempio lavorando insieme, facendo rete, crea senso di comunità». È così che si sono conquistate fiducia e sostegno di istituzioni, banche, aziende e privati cittadini. Il loro laboratorio creativo e sartoriale (con relativi corsi di formazione e tanto di brand registrato) dà lavoro a persone svantaggiate: «Dagli abiti usati e donati ricavano borse, tracolle, cappelli, tovagliette, cuscini, set da tavola e da pic-nic, jeans trasformati, cucce, guinzagli… Tutti pezzi unici destinati ai banchi dei due mercatini solidali che organizziamo a maggio e ottobre al Baraccano e a Colle Ameno».
Maxi-operazione
Capi e accessori vengono anche regalati a persone bisognose – rifugiati, richiedenti asilo, provenienti da centri antiviolenza, protezione minori, ospedali, enti religiosi – che si presentano alla Boutique Solidale di via Savenella 13, in centro, e di Colle Ameno a Sasso Marconi, dove possono trovare non soltanto consigli in merito al dresscode ma anche ascolto e vicinanza umana».
Un hub moltiplicatore di idee: «Persone, cose e luoghi di cui prendersi cura rivitalizzando» è il motto che accompagna ogni scelta. È stato così anche quando si trattava di imbarcarsi nella maxi-operazione di recupero dell’ex cabina elettrica dell’Enel ai Giardini Margherita (progetto firmato e donato dall’archistar Mario Cucinella) per farne un hub creativo «un luogo di relazioni, punto di riferimento e orientamento per tutte le energie, le competenze, le proposte attive sul territorio». Lo hanno inaugurato a fine gennaio in occasione di Art City: «Vogliamo che i bolognesi lo sentano casa loro, per organizzare mostre, convegni, performance, campagne sui temi della sostenibilità, della solidarietà sociale e dell’educazione al riuso».
«Se abbiamo realizzato il nostro sogno – dicono per riassumere la loro storia – è perché siamo rimaste molto unite. E questo continua a darci carica». Un’energia contagiosa che hanno trasmesso ai figli «e che vorremmo facesse germogliare Re-use con amore in tante altre province».
Grazie a Tiziana Pisati e a Corriere Della Sera